Open Ceremony, World Para Swimming: Vincenzo Boni portabandiera per l'Italia

L'INTERVISTA

Gli occhi sono quelli di una persona che ha tante cose da dire, tante da raccontare, tante da immaginare. Vincenzo Boni, che della Nazionale a Londra è il portabandiera, dà l’impressione di essere uno che già si immaginava tutto: tutto quello che gli è capitato, tutto quello che gli capiterà. Quella frase che ha voluto tatuarsi sul costato, “L’Italia chiamò”, appare rivelatrice del suo modo totale di vestire la maglia azzurra: e per capire come mai il presidente Valori e il ct Vernole lo abbiano scelto per guidare la spedizione mondiale, basta ascoltarlo. <Mi sono scolpito sul corpo la frase più bella del nostro inno, perché l’inno per me è qualcosa di unico. E io me ne sono reso davvero conto la prima volta che l’inno ha suonato per me: sul gradino più alto del podio a lasciar correre via lacrime ed emozioni. Perché per noi è diverso: negli sport di squadra l’inno suona prima delle partite, per tutti. Per noi, no: siamo noi a farlo suonare e per farlo dobbiamo vincere. E quando succede, succede solo per te>.

C’è poesia, c’è forza, c’è certezza. <Io con il nuoto avevo smesso da un po’, poi mi è capitato di vedere le Paralimpiadi di Londra 2012 ed è scattato qualcosa, si è accesa una fiamma che forse non si era mai spenta. Ero davanti alla tv e ricordo di aver detto ad alta voce qualcosa del tipo “Tra quattro anni ci sarò anch’io”. Ricordo tutto: ricordo gli sguardi di compassione di quelli che mi stavano a sentire ma sotto sotto non mi credevano, ricordo le parole di circostanza, ricordo i mezzi sorrisi di chi mi prendeva per matto. Eppure sta accadendo, sta accadendo davvero>. E le cose che accadono, le cose che accadono così, hanno un momento preciso in cui accadono: <Ero a casa, quando è suonato il campanello: era un corriere con un pacco per me. In quel pacco, il kit della nazionale: quella tuta azzurra, quelle magliette con la scritta Italia, quella cuffia con sopra il mio nome, quella borsa da portare con un orgoglio immenso. Credo che quello sia stato uno dei momenti più belli della mia vita, uno dei più intensi, uno dei più “miei”. Era la certezza che i miei sogni stavano diventando qualcosa di concreto, qualcosa di vicino alla realtà, qualcosa che potevo toccare oltre che immaginare. Ci sarei andato anche a letto con quella tuta azzurra, non l’avrei mai tolta: e volevo che tutti, ma soprattutto quelli che mi sorridevano sarcastici, mi vedessero vestito d’Italia>.

Testa sulle spalle: di un ragazzo come Vincenzo, si dice così: laureato, determinato, innamorato. <Da un anno, ormai, il mio cuore batte per Carlotta (lei è Carlotta Gilli, una delle punte della nazionale paralimpica di Vernole): ed è bellissimo vedere che quello che prima facevi da solo, ora è moltiplicato per due. Doppie sono le emozioni, doppie le gioie, doppia la voglia di camminare su una strada comune. L’amore è sbocciato durante il ritiro collegiale di Ostia dello scorso anno: io vivo a Napoli e lei sta a Torino, quindi vedersi è complicato. Ma visti tutti gli impegni che ha Carlotta, credo che se anche vivessimo insieme ci vedremmo comunque pochissimo. Quindi va bene così, e il desiderio di vederla altro non è che un motivo in più per amare e attendere con ansia i raduni della Nazionale>.

E poi, c’è da nuotare un Mondiale: c’è quell’inno da far suonare. <E no, non sarà facile. Perché la concorrenza è sempre più agguerrita, gli anni passano e le nuove leve sono sempre più numerose e combattive. Me la sto facendo sotto? Sì, soprattutto ora che mi hanno dato i gradi di portabandiera e ho ancora più voglia di restituire un po’ di tutta questa fiducia, di tutta questa bellezza. Ma una volta là dentro, una volta in acqua, tutto se ne andrà: resterà la voglia di toccare il bordo per primo, resterà la spinta di tutti i miei compagni, resterà la fiducia della mia famiglia>.

Di fianco al tatuaggio con la frase dell’inno, ce n’è un altro: lo stemma del Napoli, di cui Vincenzo è tifosissimo. Ma se gli chiediamo di scegliere tra uno scudetto del suo Napoli e una medaglia d’oro la Londra, lui ci pensa mezzo secondo e risponde deciso: <Londra, oro a Londra. Per lo scudetto del Napoli, c’è sempre tempo. Londra è adesso…>.

Credit foto BIZZI/FINP