Un'interessante chiacchierata con il Giudice Arbitro italiano Daniele Rocchi, reduce dalla prima storica edizione della Coppa del Mondo Para Swimming Open Water svoltasi a San Teodoro, in Sardegna il 23 settembre scorso.
Com'e è andata questa prima esperienza internazionale paralimpica in acque libere?
" Pensando ai sorrisi degli atleti, dei tecnici, degli organizzatori, della Federazione Internazionale ed al leitmotiv "ma la rifate anche l'anno prossimo, vero?" direi che la World Para Swimming Open Water Cup 2023 è stata un successo. Non ti nascondo che all'arrivo del primo atleta ho avuto una scarica di emozioni che mi hanno percorso tutta la schiena.
Quando ero a Manchester durante i Mondiali il pensiero che girava si può riassumere così: sono più di 10 anni che non si fanno gare internazionali paralimpiche in acque libere e giusto in Italia si poteva pensare di riprenderle. Come ogni "prima" alle grandi aspettative si aggiunge un livello di complessità altissimo: ma la grande pressione cui siamo stati tutti sottoposti è stata affrontata in modo eccezionale, tramite un vero gioco di squadra, iniziato mesi prima all'oscuro dalla luce dei riflettori. Il telefono e le mail sono stati bollenti in questi mesi, ma ne è valsa decisamente la pena. E' stato davvero un onore partecipare a quello che tutti noi speriamo essere "il primo pezzo di Storia".
Membro del GUG (Gruppo Ufficiali Gara) dal 2007, e sei Giudice internazionale dal 2015. Hai una grande esperienza, a tal punto ti chiedo cosa rappresentano per te le Paralimpiadi di Parigi 2024?
“Un sogno che si avvera! Per tutti quelli che amano e vivono lo sport, Olimpiadi e Paralimpiadi rappresentano qualcosa da cui non si riesce a non essere attratti e affascinati. Questo non vuol dire che, se non ci vai sei un fallito, ma se riesci ad andarci è una mega soddisfazione. Quando ho ricevuto la mail, ho dovuto rileggerla più volte perché l’emozione era davvero tanta. Anche perchè in quel periodo ero a stretto contatto con la Federazione Internazionale (stavamo organizzando la World Cup Open Water in Sardegna): quando mi hanno mi hanno inviato la mail pensavo che fosse qualcosa inerente a questa gara, nemmeno pensavo che potesse trattarsi di un invito a partecipare a Parigi 2024. Quando mi sono reso conto che mi stavano offrendo questa possibilità (addirittura chiedendomi se volessi andare) ho fatto un urlo di gioia!”.
Che ruolo ricoprirai e quale sarà la tua posizione all’interno dello staff arbitrale durante le Paralimpiadi di Parigi 2024?
“Quando arrivano le convocazioni internazionali, il ruolo non è già assegnato, si possono ricoprire diversi ruoli come Giudice Arbitro, Giudice di Stile, Supervisore della Camera di Chiamata, Supervisore della Control Room, Capo Ispettore di Virata, Resolution Desk (che sono un po’ i ruoli chiave / di sintesi). Ma lo scopriamo di giorno in giorno. Nei giorni di preparazione precedenti l’inizio dei Giochi ci sarà una riunione a Parigi con tutti gli Internazionali, oltre a diversi incontri on-line in vista dell’evento, ma di solito i ruoli da ricoprire gli scopriamo il pomeriggio per la mattina dopo, perché l’idea è che tutti debbano essere pronti e preparati a ricoprire tutte le posizioni. Un po' come successo ai Mondiali, dove addirittura lo scoprivamo il giorno stesso!”.
C’è un momento in cui un giudice si rende conto della portata dell’evento a cui sta per partecipare?
“Ci speravo: nel momento in cui ti convocano per i Mondiali nell’anno precedente ai Giochi, è ragionevole pensare che la Federazione Internazionale stia in qualche modo anche preparando la squadra di giudici da portare alle Paralimpiadi. Quindi ho pensato che stessero pensando a me anche in questa ottica. Il pensiero c’era ma la Federazione Internazionale è “super blindata”, non si sbottonano mai e non se n’era mai parlato prima. Non me l’aspettavo, ma ci speravo, pur sapendo che la cosa era complessa! Ero (e lo sono tutt’ora) convinto che avessimo lavorato davvero bene con la FINP e che le gare che abbiamo organizzato e gestito insieme fossero venute bene: però c’è da considerare che i giudici internazionali convocati per Parigi 2024 sono solo una dozzina, rispetto alla lista dei top25 Internazionali di cui faccio parte… quindi la metà sarebbe restata fuori.”
Sei l’unico giudice arbitro italiano convocato per le Paralimpiadi, come ci si sente? È un motivo d’orgoglio? C’è la speranza di vedere sempre più giudici arbitri italiani nel futuro di queste manifestazioni?
“Sicuramente essere il primo italiano ad andare ai Giochi Paralimpici rappresenta un motivo in più d’orgoglio, ma non è un punto di arrivo, lo stimolo è quello di fare ancora meglio. Ora che abbiamo aperto questa via, l’idea è quella di riuscire ad aumentare i Giudici Internazionali italiani, nella speranza (sembra paradossale, ma vi posso garantire che non lo è!) che questi ti possano “rubare il posto” per i Giochi futuri. La speranza è che tanti ragazzi si appassionino al nuoto paralimpico, che è uno sport, esattamente come il nuoto normodotato. Io ho coronato la mia carriera personale con questa convocazione ma spero che tutto questo possa davvero diffondersi a macchia d’olio.”
Ti vedi come un apripista nei confronti dei colleghi italiani?
“Lo spero! Adoro questo sport, ma non mi considero un ambasciatore di questa disciplina: gli atleti lo sono! Però se qualche collega che opera nel nuoto normodotato, dovesse dimostrare interesse e curiosità nei confronti del nuoto paralimpico dopo questa convocazione, allora potremmo considerare davvero di aver vinto.”
Per via dei diversi accorgimenti, il nuoto paralimpico è più difficile da arbitrare? Ci sono delle criticità maggiori?
“È sicuramente più complesso, lo si vede già dal regolamento tecnico che contempla una settantina di pagine, rispetto a quello normodotato che ne ha solo una ventina. Questo è inevitabile, perché le regole sono state pensate e studiate per garantire anche a questi Atleti che il risultato finale sia determinato dagli stessi fattori che determinano il risultato di qualsiasi altro sport, senza alcuna distinzione. Noi giudici siamo quindi chiamati ad avere un occhio più esperto, più abituato ed a sapere molte più norme.”
Quali sono secondo te, le criticità maggiori in vasca?
“Sulle nuotate sicuramente rana e farfalla sono gli stili che portano più grattacapi, anche perché su questi stili tecnici ci sono parecchi “caveat” dietro ciascuna regola a seconda delle diverse abilità. Non usiamo mai e volutamente il termine disabilità: le regole non sono pensate per assecondare delle “lacune”, ma per mettere gli atleti sullo stesso piano, in modo tale che il risultato finale sia determinato solo da Skill, Fitness, Power, Endurance, Tactical Ability e Mental Focus.
La cosa che ho trovato più difficile all’inizio del mio percorso è stata quella di “non avere pietà”, citando Riccardo Vernole, Direttore Tecnico della Nazionale Italiana, perché gli atleti pretendono giustamente di essere trattati solo come tali.
Alcuni colleghi che arbitrano gare di nuoto normodotato mi hanno detto di non essere pronti ad affacciarsi al nuoto paralimpico proprio perché trascinati dal cuore, distratti ed influenzati dai sentimenti che si provano verso gli Atleti e non si sentirebbero quindi oggettivi.”
Ci sono atleti o squadre che possono avere un grande impatto nel futuro del nuoto paralimpico?
“Nomi e cognomi non ne posso fare, mi metti un po' in difficoltà! La Federazione internazionale giustamente vuole essere totalmente asettica rispetto ai paesi di provenienza dei propri Giudici Internazionali. Considera che durante la prima World Series a Lignano, senza farci più di tanto caso, mi ero presentato con la mia solita tracolla dell’Italia che conteneva tutti i documenti. Subito mi hanno fatto osservare che questa cosa avrebbe potuto far pensare che potessi avere un trattamento di favore nei confronti degli atleti italiani. Sono quindi molto attenti a non fare preferenze per un paese piuttosto che ad un altro. Credo però, che la FINP possa fare bene.”
Sfide ed opportunità future del nuoto paralimpico? La tua visione?
“Che siano sempre più incrociate e sovrapposte le strade del nuoto normodotato e paralimpico. Ad esempio, ipotizziamo che gli Europei di nuoto si svolgessero a Budapest per i normodotati: sarebbe bellissimo che si svolgessero nella medesima città anche quelli Paralimpici, magari partendo il giorno dopo, oppure, e sarebbe veramente TOP, sovrapporre gli ultimi giorni delle gare normodotati con i primi degli Europei Paralimpici. Proprio per inviare un segnale che dica che la realtà è che lo sport è unico in entrambi i casi. Sono semplicemente azioni sportive che richiedono regole diverse ma gli atleti sono gli stessi. La sfida è proprio questa, far dialogare questi due mondi.”
Tu vedi ancora un’importante distinzione tra Olimpiadi e Paralimpiadi?
“Sempre meno, ma io la percepisco ancora. Nome diverso, simbolo diverso, ma la realtà è che la Paralimpiade è l’evento sportivo più importante così come le Olimpiadi, ed è solo una differenza di terminologia. Fuori è più evidente e si vede ancora secondo me, questa distinzione. Le attività delle Federazioni stanno comunque andando in quella direzione”
Questa intervista può già ispirare ed incuriosire in molti, se dovessi dare un consiglio per aspiranti giudici arbitri che vogliono affacciarsi al mondo paralimpico?
“Sicuramente di fregarsene di chi considera questo mondo come un mondo di “Fascia B”: lo abbiamo detto poco fa, in merito alla percezione delle gare Paralimpiche, che in realtà sono di altissimo profilo con atleti con la A maiuscola. Non bisogna cadere nell’errore di pensare di star facendo una cosa diversa o migliore dell’altra. Se si ha la passione per lo sport è sicuramente la strada da seguire perché dà anche la possibilità di crescere, oltre come ufficiali gara, anche come persone.”
Si cresce di più dal punto di vista personale lavorando in questo contesto?
“Il regolamento paralimpico non può prevedere tutto quello che succede in una gara. Quindi si crea molta più collaborazione tra giudici, atleti e tecnici, c’è una sensazione di spirito di squadra tra le varie parti, pur rispettando i rispettivi ruoli e responsabilità. Nel paralimpico si percepisce molta più collaborazione, ci aiutiamo. Ad esempio, la gara in Sardegna è stata fatta grazie alla collaborazione di tutti. Poi quando c’è da squalificare noi lo facciamo e, dall’altra parte giustamente si lamentano. Ma sempre con rispetto reciproco.”
Grazie Daniele per il tempo che ci hai concesso, c’è un’ultima riflessione che vorresti aggiungere?
“Sono veramente grato a tutte le persone della FINP e del GUG che mi hanno dato questa opportunità e che mi hanno messo nelle migliori condizioni possibili per poterla cogliere.
Ho avuto modo di condividere questo traguardo in anticipo con chi ha condiviso insieme a me questo percorso e che mi è stato di sincero e vero aiuto… ma quattro grandi persone ci tengo davvero a ringraziarle per nome e cognome!
Riccardo Vernole che ha dato il via a questa avventura… Davide Drudi e Marina Federici che mi hanno aiutato a tenere la barra dritta anche quando la corrente era contraria…e il Coach ed amico Francesco Pavone senza il quale non avrei mai costruito così tante memorie indelebili, non avrei mai creato dei rapporti così sinceri e profondi con le tante belle persone senza le quali questa mail non sarebbe mai arrivata! Queste persone sono davvero molto importanti per me, senza di loro non sarei qui.”
(foto apertura Credits : G.Scala / DBM - Deepbluemedia)
(foto intervista Pietro Rizzato)