Ibrahim Al Hussein, atleta della Nazionale Rifugiati: “Non riesco a pensare la mia vita senza sport"

FONTE IPC

“Non riesco a immaginare la mia vita senza lo sport: potrei smettere di mangiare, ma non di fare sport: è lo sport a tenermi vivo” parola di Ibrahim Al Hussein

Ogni atleta ha la sua storia personale, ci sono però dei racconti che ti toccano nel profondo. Come quello del siriano Ibrahim Al HusseinIbrahim cresciuto con i suoi 13 fratelli fino al 2011, anno in cui è scoppiata la terribile guerra civile, la stessa che sta ancora devastando il suo Paese.

Nel 2012, mentre stava cercando di aiutare un amico che era stato ferito durante un attacco, è stato a sua volta investito dallo scoppio di una bomba che gli ha causato l’amputazione della gamba destra. Lo sport – il nuoto, ma non solo – è stata la sua ancora di salvezza (il padre è un allenatore di nuoto e l’ha subito indirizzato verso questa disciplina fin da bambino, quando ha imparato a nuotare nelle acque del fiume Eufrate) anche quando nel 2014 è stato costretto a fuggire dalla Siria attraversando il mar Egeo per arrivare in Grecia, Paese che gli ha garantito Asilo e nel quale tuttora risiede. 

Nel 2016 Ibrahim ha partecipato ai Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro e sogna di vincere una medaglia a Tokyo 2020, il suo motto è “Non riesco a immaginare la mia vita senza lo sport: potrei smettere di mangiare, ma non di fare sport: è lo sport a tenermi vivo”.

L'atleta della Nazionale Rifugiati sarà a Lignano Sabbiadoro in occasione delle World Series (27 febbraio - 1 marzo) insieme al suo allenatore, il greco Alexander Tsoltos.